venerdì 26 Aprile 2024

Il mixer audio

Il mixer audio costituisce il cuore della regia e di tutto l’impianto audio. La filosofia in base alla quale va scelto il mixer da inserire nell’impianto può essere sintetizzata nei seguenti punti:

  • Modularità: Due unità modulari di base (unità ingresso e unità master), facilmente
    sostituibili, contengono il massimo della flessibilità nella variazione dei parametri del suono e il massimo dei servizi ausiliari.
  • Flessibilità di ingresso: Capacità delle unità modulari di rispondere nel modo più completo alle diverse esigenze operative mediante controlli di guadagno e di fase, filtri, e alimentazione Phantom per i microfoni a condensatore.
  • Flessibilità interna: Capacità per le unità modulari di essere combinate e selezionate per il maggior numero di esigenze operative. Possibilità di raggruppare gli ingressi in gruppi e sottogruppi.
  • Flessibilità di uscita: Capacità del mixer di fornire il programma su più uscite, eventualmente diverse fra loro. Numero di linee ausiliarie e di ascolto adeguato alle più comuni esigenze operative.
Figura 7_1
  1 – Filtro passa alto
  2 – Commutatore di inversione di fase
  3 – Commutatore di sensibilità di ingresso
  4 – Equalizzatore
  5 – Potenziometro di Reverb
  6 – Potenziometro di foldback
  7 – Potenziometro Pan Pot
  8 – Interruttore di preascolto
  9 – Commutatore SOLO/MUTE
10 – Bypass dei filtri
11 – Dosatore
12 – Insert point
La figura precedente illustra lo schema a blocchi tipico di una unità di ingresso che può essere connessa sia a linee microfoniche che a linee ad alto livello. Essa fornisce, inoltre, l’alimentazione Phantom (generalmente a 48 V). Il commutatore di fase inserito in ingresso consente di invertire la fase del segnale così da rispettare la correlazione di tutti i microfoni che operano in parallelo. Il filtro passa alto interviene per tagliare le frequenze sotto un certo valore in modo da limitare rombo e ronzio della linea. Il commutatore della sensibilità di ingresso permette di adattare il guadagno dei primi stadi dell’unità di ingresso al valore del segnale in modo da non saturarli con un segnale troppo alto quando in ingresso é presente un segnale di linea. La sezione dei filtri é, nei casi più semplici, costituita da una sezione che permette di esaltare o attenuare le alte frequenze, da una sezione che agisce sulle basse frequenze e una terza che interviene al centro della banda. Quest’ultima sezione, in particolare, ha la caratteristica di poter regolare, oltre che il guadagno/attenuazione, anche il valore della frequenza su cui interviene. Questa caratteristica, oltre che la sua collocazione al centro della banda, fanno sì che essa assuma una certa importanza nell’uso dell’equalizzatore. Poiché, infatti, il timbro particolare che contraddistingue la voce umana e quegli strumenti musicali a essa più simili come il violino, le trombe o il flauto, dipende dalle armoniche, dette “formanti”, che si raggruppano in alcune ottave centrali dello spettro, dare un’enfasi anche modesta a queste armoniche significa introdurre artificialmente una sensazione di presenza (o viceversa di assenza) di queste sorgenti. Il pan pot serve a bilanciare il segnale tra le uscite pari e quelle dispari del mixer stesso (nel nostro caso le uscite sono solo quattro). Esiste, inoltre, nel circuito un punto di inserzione (Insert point) tramite il quale é possibile inserire a valle dei circuiti di ingresso un’apparecchiatura esterna. Ciò permette di alterare in qualsiasi modo si voglia qualunque ingresso indipendentemente dagli altri. La linea di Foldback permette di prelevare un segnale anche a dosatore chiuso, mentre la linea Reverb é regolabile a dosatore aperto. Tramite la linea di preascolto (PFL) é possibile controllare il segnale prima della regolazione del dosatore di ingresso. Altre linee, dette ausiliarie (AUX), generalmente permettono di prelevare il segnale a scelta prima o dopo il dosatore di ingresso: questo consente una maggiore versatilità rispetto alle linee Foldback e Reverb.
Figura 7_2
  1 – Interruttore del generatore di identificazione
  2 – Potenziometro di Pan pot
  3 – Interruttore di preascolto in ingresso
  4 – Commutatore SOLO/MUTE
  5 – Dosatore di uscita
  6 – Limitatore di livello
  7 – Bypass del limitatore
  8 – Collegamento in stereo dei limitatori
  9 – Interruttore di preascolto in uscita
10 – Dosatore del Master
11 – Insert point
La figura precedente corrisponde allo schema a blocchi tipico di una unità di uscita (master group). Osserviamo innanzitutto che essa é composta di due parti circuitali distinte: Il circuito (a) che svolge la funzione vera e propria di unità master ed é alimentato dal segnale a basso livello del Master bus. Il circuito (b) che consente di utilizzare alternativamente l’unità stessa come un altro ingresso ad alto livello.
Il commutatore di identificazione serve a inserire la nota di riferimento per regolare la catena fonica, mentre il potenziometro Pan Pot ha la stessa funzione di quello presente nelle unità di ingresso. Il commutatore di preascolto in ingresso ha la funzione di ascoltare il segnale che giunge in ingresso al circuito (b) , mentre il commutatore in uscita serve ad ascoltare il segnale di somma che giunge all’unità master attraverso il master bus. La sezione dedicata al limitatore di dinamica é costituita dal limitatore vero e proprio, che serve a contenere eventuali transitori molto alti, e un interruttore che inserisce o disinserisce il limitatore stesso. È inoltre presente un altro commutatore che serve a collegare tra di loro i limitatori di due canali adiacenti. Ciò é di importanza fondamentale in stereofonia, in quanto l’intervento separato dei limitatori potrebbe introdurre delle alterazioni nell’immagine stereo.